Mi occorreva scegliere e definire la forma nella quale condensare – almeno temporaneamente – tutta questa materia; mi serviva un contenitore nel quale imprigionare almeno per un poco il mio jinn, in modo da riuscire a parlarci – e a parlarne – senza esserne, come al solito, soverchiato.
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Baj chez Baj
“Siamo accorsi qui per modellare l’argilla in forme di uomini, piante e stelle e per creare dei mostri-amici”
(Édouard Jaguer, vaso-poesia, 1954)
Immaginare / She Who Sees The Unknown
Ri-figurare a mio modo di vedere ha a che fare allo stesso tempo con i concetti di conservare e di attivare, […] Ma è anche un gesto di recupero del passato…
Immaginare / Orma di un nome
Il mio appartenere non è passato mai per scelte o per disegni, il mio volere è una lunga attesa di cambiamento, se riesco a spiegarmi.
Immaginare / Mish’al *
Posso alzare per te l’onda del dormiveglia,
alzare versi, spingerti verso la nuova soglia.
Immaginare / Le pietre oro
Si resta rapidamente senza voce fra queste pietre chiare; si rimane sospesi al silenzio che pronuncia l’antica, rosata lingua delle arenarie e dei calcari,
Immaginare / Pietre parlate, parlanti
“… per migliaia di anni sono state ricovero alle bestie coi loro guardiani e fra questi hanno fatto casa agli spiriti ancestrali, ai signori cornuti, agli dei silvani, agli angeli decaduti…”
Immaginare / memoria
La memoria personale è fibra di un tessuto più grande, filo di una storia collettiva che ci viene strappato per produrre silenzi e tuttavia non scompare e apre nella luce la storia di uomini e di donne altrimenti mute,
Gruppi muti, da ascoltare
Immaginare queste vite ritessendo le poche tracce che hanno lasciato; restituire la voce di donne che non l’hanno potuta alzare e di uomini a cui è stata soffocata; questa è la migliore risposta alla domanda: da che parte stai?
Nera e scintillante meraviglia
trasporta l’osservatore in un luogo immaginario, un po’ cripta, un po’ moschea, un po’ Alhambra un po’ Aghia Sophia, un po’ Alamut del Veglio della Montagna..