Baj chez Baj

In questo 2024, fra altre cose, cade il centenario della nascita di Enrico Baj, pittore, scultore e animatore di avanguardie artistiche, fra i più importanti del ‘900 italiano. Una ricca mostra retrospettiva gli rende il giusto omaggio: Baj chez Baj; con un allestimento fra Lombardia e Liguria, dove Milano a Palazzo Reale ospita le tele e ne documenta il percorso figurativo, mentre fra il Museo della Ceramica di Savona, il Museo Diffuso e la Casa Museo Jorn di Albissola Marina si mette in mostra il lato plastico del suo lavoro.

Una rilassante (a parte i lavori in autostrada) e romantica gita sul “mare d’inverno”, fra Natale e Capodanno ha fornito dunque l’occasione – a me e Alessandra –  per andare “chez Baj” ma partendo dal lato meno ovvio, quello che per (pigra) abitudine  viene visto come minore e che invece ha rappresentato uno snodo importante dell’arte figurativa novecentesca, basta pensare che agli “Incontri Internazionali di Ceramica di Albissola Marina” del 1954, presso la Fornace Mazzotti, parteciparono, oltre Baj, artisti come Karel Appel, Sergio Dangelo, Asger Jorn, Lucio Fontana, Emilio Scanavino e Aligi  Sassu.

La visita offre anche l’opportunità di vedere la collezione del Museo della Ceramica di Savona (qui  l’allestimento è ben descritto) e anche la straordinaria Casa di Asger Jorn ad Albissola, che da sola merita il viaggio.

Le ceramiche di Baj (prodotte ad Albissola negli anni ’50, Imola negli anni ’80, Faenza e Castellamonte negli anni ’90), vengono “fatte dialogare” come dicono quelli bravi, sia con la collezione savonese, sia con il particolare adattamento surrealista al paesaggio mediterraneo che è diventata la Casa di Asger Jorn.

È difficile dire, a caldo,  “cosa resta” di una visita così ricca di stimoli per l’immaginazione.

Sicuramente lascia una gran voglia di mettere le mani nella creta, di incollare, di colorare, di immaginare. Poi restano vive negli occhi tutte le incredibili teste di Folla, in maiolica luccicante e policroma, le colorate, sensuali, felliniane scene del ciclo “Il giardino delle delizie“, fra cui Adamo ed Eva, Amore e Psiche, La bella e la bestia.

Un profilo testa-montagna del 1958, che mi ha toccato dritto nelle fantasie infantili davanti alla corona di creste di montagne che circonda la città in cui sono nato.

Il pavimento di frammenti di ceramica dei vialetti di Casa Jorn, gli Ultracorpi, il Vaso-poesia, le maioliche smaltate di Siviglia del XVII secolo (collezione museale), le acqueforti di Baj ispirate alla lettura del De Rerum Natura (incontro davvero immaginale fra l’atomismo di Democrito e la prospettiva “nucleare” di Baj.

E poi la storia incredibile di amicizia, poesia e creatività che lega Baj, Jorns e l’operaio albisolese Umberto Gambetta.

Mi piace concludere questi appunti con le parole del poeta Édouard Jaguer, incise sul famoso vaso-poesia nel 1954:

Siamo accorsi qui per modellare l’argilla in forme di uomini, piante e stelle e per creare dei mostri-amici


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