L’Angelo circondato (e necessario)

Sono l’angelo della realtà,
visto un attimo affacciarsi sulla porta.

Non ho ala cinerea, né abito smagliante
e vivo senza una tiepida aureola

o stelle al mio seguito, non per servirmi,
ma, del mio essere e del suo conoscere, parti.

Sono uno come voi ed essere uno di voi
vale essere e sapere ciò che sono e so.

Eppure sono l’angelo necessario della terra,
poiché, nel mio sguardo, vedete la terra nuovamente,

spoglia della sua dura e ostinata maniera umana,
e, nel mio udire, udite il suo tragico rombo

liquidamente sollevarsi in liquidi indugi
come acquee parole nell’onda, come sensi detti

con ripetizioni e approssimazioni. Non sono forse,
anch’io, una sorta di figura approssimativa,

una figura intravista, o vista un istante, un uomo
della mente, un’apparizione apparsa in

apparenze tanto lievi a vedersi che se appena
volgo le spalle, subito, ahi subito, svanisco?

(Wallace Stevens; trad. Massimo Bacigalupo)

Wallace Stevens era convinto che il senso e la misura del fare poesia stessero nel rapporto con la realtà che si costruisce attraverso l’immaginazione. Dove l’atto di immaginare rappresenta l’unica possibile forma di trascendenza

Un trascendere il reale grazie all’immaginazione, ma per tornare alla realtà stessa conoscendola meglio, avendola vista in rapporto a ciò che ancora non è. (Wallace Stevens, L’Angelo necessario. Saggi sulla realtà e l’immaginazione, 1951)

L’immaginazione è un campo che suscita l’attenzione di svariate discipline, dalla filosofia alle neuroscienze, dalla psicologia del profondo alla poesia, solo per dirne alcune. Grazie a questo concorso di indagini abbiamo oggi la consapevolezza che essa (l’immaginazione) costituisce per l’essere umano il punto di incontro fra la sua attività cognitiva, le pulsioni profonde della sua psiche e i contenuti assimilati attraverso la vita sociale e la percezione sensoriale.

Purtroppo questo interesse verso l’immaginazione si accompagna spesso ad un doppio e speculare scivolamento verso dimensioni al di sotto oppure al di sopra di quella che dovrebbe essere la dimensione propria all’immaginazione, vale a dire il piano dell’esperienza umana della realtà.

Da un lato c’è il riduzionismo scientista che punta a risolvere la questione dell’immaginazione sul piano delle reti neurali e delle scariche elettriche che le attraversano.

Dall’altro troviamo uno speculare misticismo che porta a questioni come la “ricerca dell’anima” o di contenuti immaginali universali ed innati, come nelle analisi che da Jung a James Hillman ed Henry Corbin, nello sforzo di contrastare il positivismo freudiano finiscono con l’abbracciare le più diverse forme di esoterismo occidentale e misticismo orientale.

Per Wallace Stevens è invece, più sobriamente, il poeta “l’angelo necessario della terra“. Senza strane “ali cineree” o “vestiti sgargianti“, dunque, l’angelo è una persona che guarda attorno a sé e, nel suo guardare e restituire la realtà, serve i suoi simili: “nel mio sguardo, vedete la terra nuovamente“.

Questo trascendere il reale attraverso l’immaginazione per arrivare a conoscerlo meglio è, al momento, il discorso più equilibrato e convincente che io conosca in merito al senso della poesia (e anche alla trascendenza).

Un discorso equamente incolume sia dagli eccessi del misticismo che da quelli del riduzionismo scientista.

(foto: Edward Hopper, 1952, “Morning sun“)


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