Il suono della memoria

Se la memoria passa per i suoni oltre che per immagini e parole, se vogliamo parlare della memoria di ciascuno come elemento vivo di una memoria collettiva altrettanto viva, di una nazione, di una città, di un posto di lavoro o di una classe sociale (non una qualunque però, ma quella che lotta per vivere, quella subalterna), allora Giovanna Marini rappresenta per rigore, passione, statura e bravura, la voce più intensa e più alta della memoria.

Giovanna Marini è mancata ieri. Nell’articolo del Post, al link qui sotto, una sintesi di quel che il suo percorso artistico rappresenta, per chi non ne conoscesse la storia. .https://www.ilpost.it/2024/05/09/giovanna-marini/

Io ricordo di averla incrociata in modo fortuito e fortunato a Salonicco nel 1996, quando collaboravo con l’Istituto Italiano di Cultura per la mia ricerca di dottorato in antropologia culturale e lei era stata chiamata dalla direttrice Pina Candia per un concerto con il Quartetto Vocale che vedeva insieme a lei le voci splendide e duttili di Patrizia Nasini, Patrizia Bovi e Francesca Breschi.

Per due giorni ho stoppato tutto quel che stavo facendo e  ho seguito le cantanti  nelle prove, in qualche passeggiata, nelle cene con lo staff dell’Istituto e naturalmente durante il concerto. Ero conquistato dalla grande cultura e dalla semplice gradevolezza, dal modo naturale con il quale porgevano un vissuto e un’esperienza personale e artistica del tutto straordinaria, passata attraverso Segovia, Pasolini, Calvino, Il Nuovo Canzoniere, la musica barocca, i canti degli operai e dei contadini, e un sacco di altre cose.

Quello resta uno degli incontri più sensibili e interessanti che io abbia vissuto.

Ci sono in Rete moltissimi documenti per chi vuole farsi un idea o un passaggio di memoria:



Un commento Aggiungi il tuo

  1. biancoemario ha detto:

    Ho avuto il piacere di capitare a casa sua quasi per caso, a Roma, perché ero là intorno al 1970, per un concorso, ed un mio amico/collega astigiano che la conosceva bene mi portò in quella dimora che era già affollata di gente che conversava e canticchiava ed io mi sentivo a disagio per timidezza, tuttavia onorato di trovarmi là… Passai una bella serata, le feci i miei complimenti sinceri perché negli anni precedenti l’avevo ascoltata cantare alcune volte a Torino.

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