Si trovano così, le rocce istoriate, disperse sul territorio di queste montagne, perlopiù collocate lungo antichi sentieri, aspri qualche volta ma generalmente non impervi, situate in posizione dominante sopra i pascoli, i corsi d’acqua fragorosa, le strette valli sottostanti. Non di rado si trovano, all’improvviso, nei pressi di balme, di speroni petrosi e piccole grotte, ripari naturali che per migliaia di anni sono state ricovero alle bestie coi loro guardiani e fra questi hanno fatto casa agli spiriti ancestrali, ai signori cornuti, agli dei silvani, agli angeli decaduti, ai camosci parlanti, perfino ai cavalieri disegnati. Oppure arrivano come figure sbiadite nel tempo, avvisi controluce di un’ora del tramonto, distese su pietre ampie e lisce, appena affioranti dalla terra sottile del pascolo alto. Oppure, ancora, disseminate in basse valli fra blocchi erratici e cave ferite, hanno dato le ossa ai palazzi e la schiena per le certose e le abbazie; ombra di fatica fredda delle grandi fortezze militari.
Queste pietre, verdi e scistose, tela per gli scalpellini e quaderno di campagna al genio militare, sono anche da molto prima e molto più a lungo di qualunque esercito l’altare dei pastori transumanti e sacerdoti di cagliate presamiche; che la vita viene dal latte avanzato e non da dio e nel latte si nutre e rinasce. Da queste pietre sale la luce, attenta allo scalpello e all’abomaso del vitello e fanno occhi della notte e letto di sogno per lo scalpellino; riserva lucida del matto solitario e del suo ferro, delle sue scintille nel bosco di acacie fiorite.
Qui, a questi altari sconosciuti, tornano gli esseri intermedi fra terra e terra, evocati sugli speroni rocciosi nelle poche migliaia di anni da quando queste valli tornarono ad essere percorse e abitate. E tutti si cercano nelle ferite del serpentino, nel granito di Baveno imprigionato dal muro, nella diorite di Traversella, nei marmi poveri di Chianocco e di Foresto che divenne tavolo di lavoro e foglio di fantasia per Marco Delo di Villarfocchiardo, scalpellino e sognatore, detto ancora dai vecchi il Picapera.
Scopri di più da gianlucamantoani.blog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.