Sabato 10 maggio, un tiepido tardo pomeriggio alla Casa del Quartiere Barrito, l’Aperipoetica di Periferia Letteraria si è vestita da Salone del Libro, diventando un appuntamento per Salone Off. In programma c’era la presentazione della neonata raccolta di poesie: “Nell’abbaiare del mare“ di Rossana Nicotra (Convivio Editore, 2025); presentazione curata da Max Ponte, che ha impreziosito l’occasione con la presenza di altri tre autori Pasquale Vitagliano, Sergio Sichenze e Nicola Cafagna, suoi compagni di avventura nella raccolta di racconti con la Resistenza: La stessa cosa del sangue (Derive e approdi, 2025).
Non è questo il contesto per una lettura più approfondita del libro presentato da Rossana Nicotra (rimando qui alla postfazione di Alfredo Rienzi, per chi vuole approfondire); per me è stata un’ulteriore occasione per fare una cosa che amo molto, fotografare visi di poeti mentre ascoltano o parlano di poesie; una singolare raccolta di sguardi, di assenze, di timidezze, di assertività, di luccicanze. Ma mi piace ugualmente fermare alcune piccole annotazioni; mi aveva colpito molto, un anno fa, la lingua “lavica” e a tratti tagliente mostrata da Rossana Nicotra nella precedente raccolta, “Sciara Tagliente“. Sabato ho avvertito bene la sensazione di “transito” e l’autrice d’altra parte ha dichiarato apertamente la propria volontà di essere costantemente in cammino e in ricerca. Ci sono, mi sembra, diverse direzioni e soluzioni possibili fra le poesie di questa raccolta e questa è una ricchezza; come ha scritto bene Rienzi : “l’incompiuto sovrasta l’assertivo“, ma senza generare oscurità.
Per parte mia sono stato molto colpito da un testo in particolare, a pag 17 della raccolta; attraverso il tratteggio essenziale di un paesaggio che non c’è più, la sua assenza per trasformazione resa attraverso suoni e tracce, l’autrice porge come analogia di se stessa, l’immagine di un’assenza di confini; un’assenza che è – ad un tempo – perdita e possibilità. Una possibilità che è tutta racchiusa nella domanda (a se stessa?) con cui si chiude il testo: “Di quale carne vuoi che sia fatta/nel luogo informe?”
Riporto la poesia che, lo ripeto, mi è piaciuta molto e ritengo che trasmetta tutto il senso di transito e di cambiamento che Rossana Nicotra ha liberato nel suo abbaiare del mare.

Di seguito, una piccola galleria di ritratti di quel sabato pomeriggio











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