Dimenticanza e potere

Africa,  le Collezioni dimenticate, a cura di Elena De Filippis, Enrica Pagella e Cecilia Pennacini, in mostra ai Musei Reali di Torino dal 27 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024, è una mostra intelligente e coraggiosa, che nel documentare un patrimonio di oggetti rimasto a lungo nell’oblio dei depositi e collezioni, mette  in mostra anche le ragioni stesse del possesso di quegli oggetti e del loro oblio da parte delle istituzioni che attualmente le hanno in custodia, chiamando in causa la partecipazione italiana allo sfruttamento del continente africano, il colonialismo con le sue atrocità, ma anche (ed è un aspetto meno ovvio e più interessante), il fatto che il transito di questi oggetti è stato ed è tuttora parte di una difficile e spesso squilibrata “diplomazia culturale”. Si tratta di “0ltre 160 opere e manufatti in gran parte inediti: sculture, utensili, amuleti, gioielli, armi, scudi, tamburi e fotografie storiche provenienti dalle collezioni sabaude e dal MAET di Torino, con prestiti dal Museo delle Civiltà di Roma e da Palazzo Madama”. Una mostra da vedere assolutamente, fondamentale per mettere a fuoco aspetti del passato italiano colpevolmente espulsi dal nostro immaginario e dalla nostra memoria e che invece devono avere un peso nel modo in cui ci relazioniamo oggi ai nuovi cittadini che provengono dall’Africa e ai loro paesi di provenienza. Insomma un documentato invito a “decolonizzare il nostro immaginario”.

In questo percorso mi hanno colpito in modo particolare le “figure di potere“, ovvero quei manufatti antropomorfi che vengono fabbricati allo scopo di essere “caricati” di poteri mistici per svolgere una particolare mediazione fra il mondo materiale e quello soprannaturale, risolvere problemi e situazioni, proteggere luoghi, persone, attività. 

Si tratta insomma di ciò che i navigatori portoghesi chiamarono feitiço, dal latino facticius (costruito, artificiale) per indicare, dal punto di vista cristiano, che si trattava di “falsi idoli”.

Il modo in cui questi manufatti vengono caricati di potere mistico e il modo in cui si connettono alla rappresentazione dell’essere umano, della sua vita personale e sociale, del suo rapporto con il mondo che lo circonda e i poteri che lo abitano, è espressione di una elaborazione spirituale estremamente sofisticata e affascinante.

Ai miei occhi si comportano come uno specchio, attraverso il quale è possibile osservare la vita  con occhi così radicalmente differenti da poter suggerire, volendo cercarli, modi nuovi di rappresentare l’indicibile con cui, vivendo, ci confrontiamo a nostra volta.


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