Ponticelli

Via Longoria si dirama dalla Strada Vecchia di Chieri subito dopo la residenza sociosanitaria degli Anni Azzurri. Dopo pochi metri oltrepassa l’antica torre di Ponticelli, curva bruscamente a destra (fisicamente obbligata dalla rampa autostradale) e infilandosi sotto i basamenti della Torino-Piacenza, mette ad un piccolo terreno, acquistato da cinque famiglie di zingari bosniaci, di nazionalità italiana, che qui vivono dalla fine della guerra in Jugoslavia.

I campi si alternano alle cave di fornace, le file di pioppi ai capannoni, i rumori dell’autostrada a quelli della ferrovia per Asti.

“Ecclesiam de Pontizellis” era pertinenza dell’Abbazia di Vezzolano, confermata nella bolla papale del 10 luglio 1176 “cum suis pertinentiis possessionibus “ e le decime e il castello-granaio di cui ancora vediamo la torre.

Il 19 ottobre 2017, Dani Halilovic e gli altri quattro capifamiglia del campo di Ponticelli siglarono una bozza di accordo in cinque punti con il Comune di Santena; i punti riguardavano il pagamento dello scuolabus, l’acqua, il servizio per la raccolta rifiuti, la refezione scolastica.

I bambini Halilovic ebbero il diritto di rimanere iscritti al servizio di refezione scolastica quando i genitori avessero pagato i pasti, ad ogni inizio mese.

Nel 1724, con le cascine fortificate dei Mosi, dei Mossetti e di Castelguelfo, la stessa Ponticelli venne donata da Vittorio Amedeo di Savoia a Giovanni Leprotti, notaio in Carmagnola e primo Conte di Fontaneto, per i suoi buoni uffici durante le trattative per la pace di Rastadd.

(marzo 2023)

(Foto: “Il Monferrato”, Vincenzo Maria Coronelli, Venezia, 1692)


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