Lungo via Gamenario, quando l’asfalto finisce, la strada oltrepassa un cumulo di letame e curvando si stringe ad un ponte basso, per scavalcare il rio Tepice. In quel punto, poco più di un fosso.
Qui davanti, nel 1840 Clemente Rovere si è fermato a disegnare una cascina, per metà castello, detto appunto del Gamenario
e qui davanti, ancora, nel 1345, Giovanni, secondo Marchese del Monferrato, sconfisse e uccise Raimondo d’Agoult, dopo un combattimento sanguinoso.
Qui ora, davanti al letame, allo sguardo levato innanzitutto stanno file di alberi a limitare i campi, sequenze di pali elettrici e quindi la tangenziale, più scura, verso il fondo.
Più oltre, il profilo della collina, bruno e distanziato nell’aria umida, interrompe la vista, che torna a seguire i margini alberati, fermandosi curiosa sul ciglio del campo.
Qui, nelle pause fra i rovi e i salici, dove affiorano le plastiche traslucide, lattiginose, stracciate, sporche di terra; le stesse plastiche più avanti, nel campo, sono dispiegate intere, lucenti e necessarie,
allungate sui tunnel degli orticoltori.
(marzo 2023)
(foto: Castello del Gamenario, presso Santena. Disegno di Clemente Rovere, 1840)
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