Da qualche tempo giro attorno all’idea che fantasia e libertà stiano in relazione stretta nel linguaggio poetico e che questa relazione si collega in qualche modo all’idea che possiamo darci della realtà.
Si, può darsi, ma in che modo?
Oggi al Salone del Libro di Torino ho inciampato in questo libretto illuminante di Italo Testa: “Autorizzare la speranza” (interlinea, 2023). E il titolo mi ha subito acceso una spia di interesse.
Secondo l’autore, la poesia è ricerca sui luoghi, esplora e misura lo spazio, ma lo fa con sguardo rivolto ad un altrove, un luogo possibile, un’idea di felicità non rimandabile, anzi, reclamata per questo istante.
C’è, nella poesia un modo radicale e trasformativo di rapportarsi alla realtà e al futuro, che si fonda sulle possibilità immaginative della fantasia e che si basa innanzitutto su canoni di libertà e di giustizia.
Per Italo Testa la parola poetica, dunque, “autorizza la speranza” e si basa sul “coraggio di agire in vista di ciò individualmente, e insieme, possiamo sostenere solo con la nostra immaginazione”.
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