“Comporre l’ignoto in forma certa”

Paesaggi, siepi e strade/2

Il viaggio è cominciato con le annotazioni di Paesaggi, siepi e strade, forse accidentalmente ma non casualmente da Giovanna Bemporad. La poesia riportata, “Altro Giardino” evoca immediatamente il trasognato perdersi leopardiano per immagini concatenate, infinite e ampie. La siepe di Leopardi per Bemborad è il giardino, la casa col cipresso, il fogliame che protegge e ombreggia la panca di pietra. E davanti alla linea abituale di un paesaggio familiare e protetto, ritroviamo la reazione liberatrice e immaginaria (non nel senso di “irreale” ma in quello di “creatrice di immagini”) che dell’orizzonte finito si libera nello spazio ampio del pensiero. Bemporad quindi ci indica Leopardi, immediatamente; ma altri punti cardinali fioriscono osservando la sua esperienza di vita lunga e dedicata alla poesia. E Il primo fondamentale punto cardinale per Bemporad è Ulisse, l’Odissea, al quale ha dedicato l’esercizio intero della sua vita di traduttrice, meglio dire, forse, di cercatrice.

(“uomo di multiforme ingegno….” Giovanna Bemporad)

Omero da un capo e Leopardi dall’altro tracciano già una direzione, un possibile verso. C’è una poesia in cui la Bemporad condensa straordinariamente in se stessa questa connessione fra il desiderio di addomesticare l’ignoto (Ulisse) e la contemplazione disincantata e malinconica. Si intitola “Paesaggio” ed è una buona tappa su cui fermare temporaneamente il nostro percorso.

PAESAGGIO

L’immagine di un’acqua fresca e viva
domina la mia sete. Non più gaie
rincorse, non più giochi strepitosi
sotto altissimi cieli.

Ma sul greto
le donne ancora lavano le vesti
(e ne riflette i gesti l’acqua chiara
come in uno specchio); con movenze liete
vanno ragazze a stenderle cantando.

Tutto fa ch’io ritorni come allora
quando era dolce abbandonarsi al riso
con leggerezza estrema, e non la smania
di comporre l’ignoto in forma certa
l’ingenuità del cuore aveva offeso.

(Giovanna Bemporad)


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