Il punto in cui si perdono le voci

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Nel libro troverai una dedica e una poesia inedita

Dalla prefazione di Patrizia Camedda:


Ci sono luoghi che non esistono sulle mappe, ma che tutti attraversiamo. Spazi marginali, fenditure nel tempo, periferie dell’anima. Il punto in cui si perdono le voci non è solo un titolo: è una soglia. Un varco in cui il linguaggio a tratti si frantuma, si ricompone in sequenza immaginale, inattesa, e resta solo il battito di un’esistenza che cerca di farsi sentire comunque, ostinatamente, nella crepa.
In questi testi si riconosce una poetica della resistenza: umana, essenziale. Una scrittura che non decora, ma denuda. Che non afferra il mondo con le mani, ma lo ascolta cadere. O forse restare. In silenzio. In attesa. L’autore, che si muove con naturalezza nei territori della filosofia, della storia e dell’antropologia del sacro, costruisce un mondo poetico denso di stratificazioni e di rimandi […] Ma il suo linguaggio resta sobrio, sobrio fino alla ferita. Le parole trattengono il mistero, non lo sciolgono. La voce poetica sembra piuttosto volerlo abitare, ospitare, come si ospita una febbre, una visione, un ospite inatteso.
Leggere questo libro non è un esercizio letterario, ma un atto trasformativo. Richiede di lasciarsi toccare dai fantasmi, di camminare con i piedi dei migranti, di ascoltare l’invisibile. E forse, anche solo per un attimo, di imparare a vedere da lì.